Una piccola addenda ai precedenti brandelli cibernetici ci arriva (mentre siamo ancora del “Piano nazionale per la sicurezza dello spazio cibernetico”) dalla ultima Relazione (annuale) del COPASIR, il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica.
Infatti a pagina 30 dalla relazione si scopre – non senza una certa sorpresa – che oltre al già citato concetto di “minaccia cibernetica” esiste anche il suo opposto, o forse contrario: la “controminaccia cibernetica”. Tra l’altro di gravità tale da rendere addirittura necessaria l’istituzione di un apposito Reparto (anzi, c’è da presumere, di un controreparto) all’interno del Sistema di Sicurezza della Repubblica.
A scanso di possibili (ma sempre involontari, of course) equivoci e per completezza di informazione (o controinformazione, come vi pare) controcopio-incollo di seguito il passo incriminato:
È stata anche recepita l’osservazione contenuta nel parere sul regolamento dell’AISI con cui si richiedeva, analogamente a quanto previsto in quello dell’AISE, l’istituzione del “Reparto controminaccia cibernetica”.
Questa cosa della controminaccia mi fa venire in mente i tempi felici e spensierati dell’infanzia quando mia madre mi leggeva le “Favole al rovescio” del nostro grande, immenso, Gianni Rodari:
C’era una volta
un povero lupacchiotto,
che portava alla nonna
la cena in un fagotto.E in mezzo al bosco
dov’è più fosco
incappò nel terribile
Cappuccetto Rosso,armato di trombone
come il brigante Gasparone…,
Quel che successe poi,
indovinatelo voi.Qualche volta le favole
succedono all’incontrario
e allora è un disastro:
Biancaneve bastona sulla testai nani della foresta,
la Bella Addormentata non si addormenta,
il Principe sposa
una brutta sorellastra,la matrigna tutta contenta,
e la povera Cenerentola
resta zitella e fa
la guardia alla pentola.
Se invece preferite la prosa, dello stesso Rodari c’è una bellissima favoletta che ben definisce il fenomeno della giustapposizione del “cibernetico” anche all’aria fritta: s’intitola “Il Paese con l’esse davanti”:
Giovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore. Viaggia e viaggia, capitò nel paese con l’esse davanti.
– Ma che razza di paese è? – domandò a un cittadino che prendeva il fresco sotto un albero.
Il cittadino, per tutta risposta, cavò di tasca un temperino e lo mostrò bene aperto sul palmo della mano.
– Vede questo?
– E’ un temperino.
– Tutto sbagliato. Invece è uno «stemperino», cioè un temperino con l’esse davanti. Serve a far ricrescere le matite, quando sono consumate, ed è molto utile nelle scuole.
– Magnifico, – disse Giovannino. – E poi?
– Poi abbiamo lo «staccapanni».
– Vorrà dire l’attaccapanni.
– L’attaccapanni serve a ben poco, se non avete il cappotto da attaccarci. Col nostro «staccapanni» è tutto diverso. Lí non bisogna attaccarci niente, c’è già tutto attaccato. Se avete bisogno di un cappotto andate lí e lo staccate. Chi ha bisogno di una giacca, non deve mica andare a comprarla: passa dallo staccapanni e la stacca. C’è lo staccapanni d’estate e quello d’inverno, quello per uomo e quello per signora. Cosí si risparmiano tanti soldi.
– Una vera bellezza. E poi?
– Poi abbiamo la macchina «sfotografica», che invece di fare le fotografie fa le caricature, cosí si ride. Poi abbiamo lo «scannone».
– Brr, che paura.
– Tutt’altro. Lo «scannone» è il contrario del cannone, e serve per disfare la guerra.
– E come funziona?
– E’ facilissimo, può adoperarlo anche un bambino. Se c’è la guerra, suoniamo la stromba, spariamo lo scannone e la guerra è subito disfatta.
Che meraviglia il paese con l’esse davanti.
A noi altri, a questo punto, non rimane che aspettare il momento in cui, in qualche atto ufficiale della Repubblica, per la prima volta apparirà il terminre… controcibernetica.
Con la speranza di veder riconosciuta almeno la paternità intellettuale… ;)