Su queste pagine si è sottolineata più volte l’importanza dell’aspetto documentale nell’Intelligence e, in particolar modo, nell’Intelligence delle fonti (aperte). In questo senso si è fatto spesso riferimento alla teoria della documentalità, proposta dal filosofo Maurizio Ferraris, come luogo dal quale la disciplina dell’intelligence può utilmente attingere teorie, metodi e sistemi che possano essere funzionali alla definizione di un proprio assetto epistemologico.
Maurizio Ferraris è anche uno dei maggiori promotori della teoria del cosiddetto “nuovo realismo”, che fin da subito ha prodotto un acceso dibattito recentemente culminato in un libretto piuttosto interessante (anche per le modalità piuttosto “forti” della critica a Ferraris e alle sue teorie) dal titolo “Il nuovo realismo è un populismo“.
Posto che l’intelligence tende (o dovrebbe tendere) ad occuparsi di questioni, fatti e oggetti reali, viene da chiedersi quale dei due approcci (postmoderno o neorealista) sia quello più utile e funzionale alla disciplina. Magari si potrebbe iniziare da un discorso sulla ontologia della ciabatta, perchè se non esiste la ciabatta, come può esistere l’intelligence (della ciabatta)?
Buona lettura!
Edit: qualcuno non aveva già detto una volta che “il cucchiaio non esiste”?