Chi ha avuto la sventura di capitare almeno una volta su queste pagine sa bene che qui si professa il dogma dell’OSINT quale “intelligence delle fonti, per le fonti e sulle fonti”. Che siano “aperte” o meno è – nel vero senso del termine – un punto di vista, che dipende solo dall’essere al di qua o al di là di quella linea immaginaria tracciata da chi ha eventualmente sottoposto la fonte ad un regime di limitazione della sua accessibilità o – in senso più generale – della sua disponibilità (la c.d. classificazione).
La necessità, spesso rappresentata su queste “pagine”, di una visione epistemologica di OSINT quale intelligence delle fonti (piuttosto che delle informazioni) spinge a prestare una grande attenzione alle teorie, alle definizioni, ai metodi e alle prassi di altre discipline che dimostrano di avere un rapporto particolare con le fonti e con il concetto di “fonte”.
E se tra i soggetti più interessati alle fonti si dovesse compilare una classifica, tra i primi – se non proprio tra i vincitori – ci sarebbero gli storici. E ovviamente – per quel che più interessa a noi – la storiografia. Ma cos’è che può avvicinare così tanto due discipline apparentemente così diverse tra loro?
Ma lo studio ed il trattamento delle fonti, of course.
Una piacevolissima prima lettura su questi temi è “Prima lezione di metodo storico” curato da Sergio Luzzatto. Il volume contiene dieci esempi, a cura di dieci accademici, di “lavorazione” di dieci diversi tipi di fonti storiche (una fonte notarile, una epistolare, una contabile fino a giungere ad una fonte elettronica) più una interessantissima premessa del curatore sul concetto di fonte e sulla sua natura, della quale riportiamo un piccolo passo passo:
“I libri di storia trattano per lo più di persone morte e di civiltà sepolte; ma quando sono libri riusciti, pulsano – nel bene e nel male – dell’infinita varietà della vita. D’altronde, nella lingua italiana, la parola “fonte” non rimanda forse al concetto di “sorgente”, una vena d’acqua che sgorga spontaneamente e continuamente da un’apertura del terreno? (E in francese come in inglese virgola la parola source qualifica altrettanto la sorgente d’acqua che la fonte degli storici.) Sicché “l’andare alle fonti“, l’ “attingere alle fonti“ contiene l’idea della ricerca storica come bisogno di conoscenza, sete di verità.” [grassetto aggiunto]
e ancora:
“Questo non significa che lo storico voglia, o possa, o debba raccogliere dal fiume del passato ogni singola goccia. Già nella mitologia greca e romana, accanto al fiume del ricordo scorreva il fiume dell’oblio. Professionista del passato, non perciò lo storico è un antiquario, cui tutto del passato interessa semplicemente in quanto antico. Al contrario, il fascino del suo mestiere consiste nella possibilità di selezionare dall’inesausta sorgente della storia quanto interpella il presente, lasciando cadere quanto non lo interpella più. Lo storico non fa soltanto rivivere il passato, lo fa anche ri-morire”. [grassetto aggiunto]
A ben guardare le aderenze tra storiografia e “intelligence delle fonti” potrebbero essere molte e molto significative. Qualche veloce esempio, senza pretese di completezza o esaustività:
- entrambe le discipline evidenziano una dipendenza diretta tra il loro stesso scopo e le fonti (o il concetto di fonte);
- entrambe le discipline prestano grande attenzione alla definizione del concetto di “fonte”, oltre che alla categorizzazione delle diverse tipologie di fonti;
- entrambe le discipline prevedono una analisi (e una valutazione) approfondita della fonte e – immancabilmente – del suo contesto (validazione della fonte e del network delle fonti);
- entrambe le discipline si basano sulla “estrazione” – mining, in salsa anglofona – degli elementi che sono realmente significativi per capire la realtà che ci circonda.
Per sua natura l’OSINT è interdisciplinare ancor più e ancor prima di essere multidisciplinare: sarebbe cosa assolutamente interessante e auspicabile se si sviluppasse un confronto su questi temi tra i rispettivi esperti di dominio.
Nel frattempo – che siate al mare sotto l’ombrellone, in una baita di montagna o nella tranquillità di casa vostra – buona lettura!