Sul n° 4 di Obiettivo Investigazione un mio contributo – in due parti – che tenta di inquadrare, al “livello di astrazione” della Teoria Generale per l’Intelligence delle Fonti Aperte, la questione sulle contiguità e sulle aderenze che sono osservabili tra le attività di intelligence/OSINT e quelle di investigazione.
Fare OSINT, infatti, significa lavorare con informazioni che definiamo “aperte” non perché siano per qualche motivo “tecnicamente estraibili” dai file temporanei e dai log di un sistema operativo, o dai record di un Whois o che magari siano state distrattamente o inconsapevolmente “dimenticate” nei meandri di una qualche struttura di dati o di un protocollo per l’instradamento di una email.
Fare OSINT vuol dire lavorare con informazioni che sono erogate da entità informative – le “fonti aperte” appunto – che consapevolmente e volontariamente annunciano la loro libera intenzione di erogare il proprio “carico pagante” (vale a dire la propria conoscenza) attraverso la condivisione di narrazioni rese liberamente disponibili e accessibili. Dunque affinché si possa parlare di “vera” Intelligence delle Fonti Aperte è indispensabile che la disponibilità e la accessibilità di fonti, dati ed informazioni sia volontaria, consapevole, esplicita e soprattutto non accidentale.
Buona lettura!