Si parla spesso di come (e di quanto…) la tecnologia (e l’innovazione tecnologica) abbia modificato il nostro modo di essere, di comportarci e di relazionarci; se ne parla quasi come fosse, la tecnologia, una entità estranea all’uomo e alla sua realtà. Se ne parla come fosse una autorità sovraordinata (spesso con un pizzico di divino, o quantomeno soprannaturale) alla quale ci sottomettiamo per lo più volontariamente, in cambio dei suoi numerosi utili servigi e mal sopportandone i difetti evidenti, in particolar modo la carenza di sicurezza, riservatezza, affidabilità.

Quelllo che segue è un testo utile a riconsiderare il primato della scrittura (e pertanto della registrazione, quindi del messaggio) su tutto il resto: dalla tavola di creta all’iPad. Dai database ad internet, passando per la mente.

Dedicato a tutti coloro che definiscono internet come un posto nuovo (e magari “innovativo”) all’interno del quale valgono altre e diverse regole da quelle che rispettiamo nella realtà “NON virtuale” (io – è ovvio – NON sono d’accordo…)

Anima e iPad, di Maurizio Ferraris

Su Labont.it una serie di interessanti recensioni.

 

Che cosa c’entra l’anima con l’iPad? In apparenza, niente. (…) Tuttavia, questa strana coppia ha una affinità profonda, perché la tecnica non è aberrazione, ma rivelazione e, come in un corteo, porta alla ribalta una moltitudine di cose antichissime. Quali? Anzitutto la scrittura. Tanto l’anima quanto l’iPad hanno memoria da vendere e sono dei blocchi su cui si legge, si scrive e si archivia.

Sì, perché non solo il «pad» di iPad ci ricorda il blocco di carta gialla e rigata reso familiare dai legal thriller, ma la più antica immagine dell’anima, da Platone a Freud, è stata quella della tavoletta di cera, gialla anche lei, la tabula su cui si scrive e si cancella. Questa scrittura, dentro e fuori della mente, è l’origine della coscienza e del mondo sociale.

Perché la scrittura è insieme la base della realtà sociale e la base della nostra coscienza e del nostro pensiero, il cui spettro peggiore è proprio l’Alzheimer, la perdita della memoria vissuta come perdita del pensiero.

Ecco perché la grande svolta tecnologica che ha caratterizzato gli ultimi trent’anni ha riguardato proprio la scrittura, e il suo emblema è oggi l’iPad. Anima e iPad sono dunque gemelli. E l’iPad, che quando è spento, con il suo schermo lucido, può servire come specchio per pettinarsi o rifarsi il trucco, quando è acceso, con la sua memoria attivata, diviene letteralmente lo specchio dell’anima.

Che cosa c’entra un testo del genere con le Fonti Aperte e con l’intelligence delle medesime? E’ semplice: dove c’è scrittura, c’è una fonte. Dove c’è una fonte, c’è informazione. Dove c’è informazione, c’è l’intelligence. Nel 90% dei casi, Intelligence delle Fonti Aperte.

E’ inoltre interessante inquadrare questo primato della “scrittura” – ovvero della registrazione – con  il concetto di Infosfera (ambiente di lavoro dell’intelligence, si è detto).

Magari, perchè no,  in un prossimo post.