Per l’ultima newsletter Intelli|sfèra prima della pausa estiva un argomento forse piuttosto “pesante” ma che spero di trattare in modo sufficientemente scanzonato da essere tollerabile anche da chi è già sotto l’ombrellone godendosi il meritato riposo.

Il fatto è questo e lo conosciamo tutti: della Pubblica Amministrazione si è sempre parlato come di un meccanismo mastodontico e pachidermico che – come ogni rispettabilissimo mastodonte pachidermico conosciuto o conoscibile – ha la tendenza a muoversi, nell’espletare le proprie funzioni originarie, con una certa oggettiva lentezza (e qualche volta – conseguentemente – anche con un certo “abbrivio”, per usare un termine marinaresco).

Talvolta questa lentezza è così accentuata che la fa apparire addirittura immobile a un osservatore esterno. Altre volte quella immobilità non è solo apparente ma anche reale. Passi la lentezza ma la completa immobilità normalmente è ingiustificabile – oltre che assai poco conveniente – anche per un pachiderma mastodontico: mal si addice ai fatti del mondo… e di conseguenza alla speranza di persistenza in vita

Devo però dire anche che avendo, tra le altre cose, lavorato, operato e vissuto per 30 anni all’interno delle pubbliche amministrazioni centrali, territoriali, locali (sia in qualità di funzionario sia come professionista) non mi sento di aderire completamente questo tipo di visione, che ritengo risulti essere in una certa misura ingiustificata e ingiusta.

Ad esempio tollero poco il riferimento alla “burocrazia” come origine di tutti i mali che possono affliggere un gruppo, una impresa, una organizzazione, un sistema sociale e, infine, uno Stato.

Il termine “burocrazia” deriva dal francese bureaucratie, a sua volta termine composto da bureau (ufficio) e dal confisso cratie – equivalente di –crazìa  neologismo greco (derivato di kratéō, dominare) con il significato di “potere politico”.

Dunque il concetto di “burocrazia” si riferisce al potere concesso agli apparati (e alle persone) ai quali è affidata l’amministrazione di un gruppo, di una impresa, di una organizzazione, di un sistema sociale, di uno Stato e – nel senso più generalista possibile – di un “ente”, oltre che al modo e alle prassi (e ai limiti) attraverso le quali a tali apparati è concesso di impiegare quel potere.

Questa “concessione” di potere ha origine – almeno alle nostre latitudini – proprio nella specifica agentività del potere politico. Dunque – e non c’è bisogno di evocare le chiacchiere da Bar dello Sport per osservare ciò – non si capisce perché a lamentarsi della burocrazia, spesso denigrandola, siano proprio coloro che esercitano il potere politico.

Ma torniamo alla lentezza. Sempre al Bar dello Sport è opinione comune di quasi tutti gli avventori che una buona parte della pachidermica lentezza della Pubblica Amministrazione derivi da un eccesso di burocrazia, se non proprio dalla presenza di “una” burocrazia in sé, in quanto sistema di prescrizioni finalizzate alla organizzazione/gestione di un qualcosa.

Inoltre capita, sempre al Bar dello Sport, che il concetto di “lentezza” faccia presto a trasformarsi in quello di “costo”… concetto che normalmente abbiamo imparato a sopportare bene (ad esempio il costo della politica, al quale abbiamo ormai fatto il callo) ma che diventa intollerabile nel momento in cui viene ricondotto a quello di “burocrazia”.

Non è mia intenzione avventurarmi in considerazioni socio-politiche (sulle quali sono completamente incompetente) ma mi sembra assai chiaro che sia esattamente in questa fase che diventa facile, e apparentemente “logico”, pensare che la risoluzione al problema stia nella “riduzione” della “burocrazia” se non proprio nella sua completa cancellazione.

Meno burocrazia, meno costi. Niente burocrazia, niente costi.

Tutto quanto appena sopra esposto definisce in un certo senso il “perimetro” della problematica, quantomeno quello relativo a un livello di astrazione assolutamente generalista.

Da qualche tempo a questa parte anche chi si occupa – tanto al livello di astrazione generalista quanto al livello di astrazione specialistico – di Pubblica Amministrazione e di “burocrazia” nella accezione più positiva e costruttivista del termine sta cominciando a intravedere qualche possibilità di – diciamo così – “puntellare” la problematica ricorrendo alla (vera o presunta) modernità dei servizi offerti dalla Intelligenza Artificiale.

Niente di male in tutto ciò, ci mancherebbe, ma – come si dice… – può essere assai pericoloso trascurare l’importanza dei preliminari (o dei fondamenti…).

Dal mio punto di vista anche la Pubblica Amministrazione – e con essa tutte le prassi di funzionamento dei vari collegati “apparati burocratici” – definisce un sistema di conoscenze che può dirsi a pieno titolo “disciplinare” (gli “Studi sulla Amministrazione Pubblica” dopotutto tutto sono tranne che una disciplina recente…).

Questo vuol dire che – come già discusso altrove – si ripropone il problema della creazione di una interfaccia tra una disciplina come gli Studi sulla Amministrazione Pubblica e un’altra così tanto particolare come l’Intelligenza Artificiale.

Infatti quel che è certo è che se non si gestisce correttamente questa fase, al posto delle utili commistioni disciplinari si rischia di far posto a quelle che abbiamo definito contaminazioni disciplinari, ovvero inquinamenti, infezioni disciplinari che presto o tardi porteranno all’impoverimento di una disciplina a vantaggio della disciplina più invasiva, in questo caso chiaramente rappresentata dalla Intelligenza Artificiale (c.d. fagocitamento disciplinare).

Da questo punto di vista, ciò che si rende indispensabile è una competenza concreta – da parte delle discipline – dei metodi e delle prassi della interdisciplinarità, della vera interdisciplinarità, della “interdisciplinarità attuata”.

Metodi e prassi che più volte su queste pagine sono state evocate e che altrettante volte sono state accostate alla necessità di una “Intelligence disciplinare” (delle discipline e per le discipline) che solo OSINT può bene interpretare, nel momento in cui la vediamo come una intelligence di fonti (aperte e disciplinari) più che di informazioni.

Per questo motivo – nell’approcciare alle iniziative, attuali e future, che provano ad accostare l’intelligenza Artificiale alla Pubblica Amministrazione – credo sia utile ricordare alcune considerazione sul tema espresse negli anni (e che riporto sotto) affinché anche gli Studi della Amministrazione Pubblica possano giovare dall’essere incardinati all’interno di un habitat disciplinare nel quale l’Intelligenza Artificiale possa convivere con le altre discipline, senza che però questo si traduca in pericolosi episodi di fagocitamento.

Buona lettura, buona visione, buona estate

26/6/2022 – OSINT E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

01/3/2023 – OSINT AMBIENTALE

05/3/2023 – OSINT AMBIENTALE 2

12/03/2023 – OSINT, intelligence e Pubblica Amministrazione: forse ci siamo?

https://it.linkedin.com/pulse/osint-intelligence-e-pubblica-amministrazione-forse-ci-giovanni-nacci

23/3/2023 – OSINT AMBIENTALE 3 – UN FRAMEWORK OPERATIVO

16/06/2024 – CONTAMINAZIONI E COMMISTIONI DISCIPLINARI AL TEMPO DELLA INTELLIGENZA ARTIFICIALE

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